La Sardegna vuole l’autonomia solo per sé
Giuliano Zulin · 3 Luglio 2024
In questa puntata di Regioniamoci sopra, Giuliano Zulin fra i tanti argomenti in tema di autonomia differenziata, tratta la “questione Sardegna”, ponendo l’accento sulle contraddizioni della presidente Alessandra Todde.
Todde ha definito l’autonomia differenziata una “vergogna”, sostenendo che essa danneggerebbe le prerogative della Sardegna e la sua identità “speciale”: con l’autonomia differenziata la Sardegna diventerebbe più povera e sarebbe costretta a competere con altre regioni da svantaggiata. Ma è un argomento debole, considerando che la Sardegna è già una regione a statuto speciale. Ci chiediamo: perché l’autonomia differenziata è considerata inaccettabile e dannosa per regioni come Lombardia, Veneto o Piemonte, ma un sacrosanto diritto per la Sardegna? Se la gestione indipendente di settori cruciali come urbanistica, trasporti, beni culturali e ambiente è essenziale per la Sardegna, perché mai queste stesse competenze dovrebbero essere negate ad altre regioni che richiedono una maggiore autonomia?
Todde ha dichiarato di voler portare avanti un pacchetto ambizioso di riforme: cambiare lo statuto sardo per valorizzare l’autonomia regionale, migliorare la rappresentanza politica e territoriale di genere e rafforzare l’autonomia locale tramite l’efficienza dei servizi pubblici. Ma quando altre regioni propongono riforme simili, Todde e i suoi alleati lanciano il solito allarme, che “stanno cercando di distruggere l’Italia”.È evidente che Todde vuole mantenere l’autonomia come privilegio esclusivo della Sardegna. Tuttavia, la Costituzione italiana prevede che tutte le Regioni possano avere maggiore autonomia sulle materie che desiderano. Il racconto dell’autonomia differenziata deve evolversi per riconoscere che una gestione locale più autonoma può apportare benefici a tutte le regioni italiane, non solo alla Sardegna.