Caro centrodestra, ora fai come Javier Milei e accendi la motosega liberista
Carlo Lottieri · 9 Luglio 2024
In quel complesso e variegato insieme di idee e tradizioni differenti che va sotto il nome di “destra” (per le gazzette di regime, ovviamente, è necessario scegliere tra il plurale “le destre” oppure la formula “estrema destra”), una figura come quella di Javier Milei rappresenta un’eccezione. Innanzi tutto, il presidente argentino sembra del tutto privo di complessi e non vuole affatto piacere a quanti sono bravi e intelligenti per definizione; diversamente da taluni suoi omologhi non ritiene di aver bisogno di alcuna legittimazione e accettazione da parte dell’establishment.
Non è questa, però, la principale peculiarità di Milei, dato che ciò che distanzia enormemente l’economista di Buenos Aires da Marine Le Pen e da Victor Orban è soprattutto la sua sfrenata passione per il libero mercato. D’altro canto, in più occasioni ha sostenuto che il suo fine ultimo è di affrancare definitivamente la società argentina dallo statalismo e dallo Stato.
Anche se egli è di formazione economica, le fondamenta di questa opzione sono essenzialmente morali. Milei è certo persuaso che un mercato libero possa garantire maggiore prosperità di un regime variamente pianificato e amministrato, ma il suo libertarismo nasce soprattutto dal rifiuto di ogni ricorso alla costrizione a danno di un innocente.
È allora facile comprendere come molti leader della magmatica destra occidentale abbiano difficoltà a seguire Milei su questa strada. In fondo, dopo almeno cinque secoli di Stato moderno sono in pochi a condividere l’idea che gli uomini abbiano diritto a vivere la loro vita senza subire obblighi e debbano insomma essere lasciati in pace. E se a sinistra prevale il collettivismo, spesso a destra si deve fare i conti con logiche comunitarie che non sempre valorizzano le tradizioni e le identità quali fenomeni spontanei e naturali. Anche a destra, insomma, domina un’ideologia di Stato che non è in alcun modo compatibile con l’anarco-capitalismo del presidente argentino.
Eppure, anche senza condividere i principi morali del libertarismo, i leader della destra occidentale farebbero bene a studiare quanto Milei sta facendo. Ne condividano o meno gli ideali, essi dovrebbero esaminare in che modo “el loco” sta minando il sistema di potere peronista, sotto vari aspetti non così diverso dai regimi assistenziali dell’Occidente. Nel momento in cui ha liberalizzato il mercato immobiliare, per esempio, non soltanto ha voluto rispondere alle esigenze della gente comune, facendo sì che in poche settimane potessero risultare disponibili molti appartamenti, mentre i prezzi scendevano. Oltre a ciò, egli ha fatto sì che gli argentini un po’ alla volta riscoprissero la dignità di rapporti volontari basati sullo scambio, invece che continuare ad agire come manovrati da politici e burocratici.
Per giunta ora Milei sta licenziando numerosi dipendenti pubblici, e quindi sta cambiando la struttura sociale del Paese. Le formazioni variamente socialdemocratiche e liberal poggiano in buona parte il loro consenso sul voto dei funzionari statali. Usare la motosega, di conseguenza, non solo permette di ridurre le spese (così da difendere la moneta e in prospettiva permettere una riduzione delle imposte), ma aiuta pure a fare dell’Argentina un’economia che vive più di mercato e meno di Stato.
Ugualmente importante è il taglio agli aiuti assistenziali, che a Buenos Aires come anche da noi – si pensi ai CAF – sono gestiti essenzialmente da strutture variamente sindacali, spesso politicizzate. Nel momento in cui ha messo mano a questo dossier è diventato chiaro a tutti che sono proprio gli apparati sindacali i primi beneficiari dell’assistenzialismo. Sottolineando che “no hay dinero” (non ci sono soldi), Milei sta così obbligando i propri concittadini a vivere del loro e li sta pure liberando da un generale servaggio di natura politica. Sta ridando loro libertà e responsabilità.
Va poi ricordato che c’è una cosa che, più di tutte, accomuna la destra argentina di Milei e le altre destre dette “populiste”: il fatto che l’una come le altre avversano quel sistema di potere contemporaneo che ruota attorno al corso legale di una moneta fiduciaria, allo statalismo economico, al politicamente corretto, ai torbidi e corrotti legami tra la politica e le grandi imprese private. Se le cose stanno così, i leader avversi ai benpensanti di regime dovrebbero seguire da vicino quanto avviene in Argentina.
In effetti, la rivoluzione libertaria di Milei sta dando una lezione di grande realismo a tutti. I suoi interventi spietati nel corpaccione di un sistema basato sul parassitismo stanno ponendo le premesse per un viaggio senza ritorno: via da ogni forma di collettivismo e da ogni burocratizzazione dell’esistenza, e quindi assai lontano dalle logiche di Joe Biden, Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen.
Maria Vittoria Cavina Di 10 Luglio 2024 alle 10:30
Molto interessante, per chi (come me) venne formata Liberale, non liberista.