Scampia e la Salis figlie gemelle del comunismo

· 25 Luglio 2024


In questa nuova puntata della rubrica settimanale “Gli scorretti”, Carlo Cambi discorre con Antonino D’Anna sui temi del momento, tra i quali spicca il caso Scampia, dopo il tragico crollo del ballatoio alle Vele.

Qualcuno ricorda che cosa sono le Vele, come sono nate, qual è l’idea sottintese alla loro costruzione?, chiede Cambi. “La verità è che il Pci, che continua a dire che non ha mai avuto a che fare con Mosca e con l’Unione Sovietica, aveva nella testa proprio i quartieri popolari dell’area sovietica. Basta che uno vada a San Pietroburgo, o alla periferia di Belgrado, o di Bucarest, e si troverà davanti a enormi casermoni di cemento armato, descritti perfettamente da Orwell in “1984”: la casa era demanio, perché l’idea che alberga dentro la sinistra, il Pci in particolare, ma totalmente ereditata dal Pd, è che la proprietà privata non deve esistere”.

Francesco Di Salvo, uno degli archistar del Pci, racconta Cambi, “si inventò questo quartiere popolare, un alveare, con questi appartamenti che erano delle stie e dove doveva esserci una grande piazza di socializzazione, perché abitare era semplicemente dormire o poco più, in modo che il partito potesse controllare tutto quel che accadeva, accoppiamenti inclusi. Di Salvo realizzò questo obbrobrio urbanistico di sette palazzi, dove vennero deportati dal sindaco Maurizio Valenzi, uno degli illuminati del Pci, circa il 10 per cento della popolazione dei quartieri spagnoli, cioè del centro vero di Napoli, dell’anima vera di Napoli”.

“La stessa cosa avvenne a Bologna con i due complessi del Treno e del quartiere Pilastro, perché Giuseppe Campos Venuti (che operò a Bologna) e Francesco Di Salvo erano i due pilastri dell’architettura bolscevica portata in Italia. Oggi nessuno ha ricordato questa cosa, nessuno ha detto che quell’agglomerato di gente è diventato un covo da delinquenza. Roberto Saviano continua a raccontarci di Gomorra, continua a pontificare e nessuno gli ricorda che quella concentrazione di malavita e di degrado è completamente figlia dell’illusione comunista e del modo in cui i comunisti hanno governato alcune periferie in questo Paese. Al Pilastro di Bologna c’era una concentrazione di spaccio di droga e di malavita, che è figlia del concetto con cui sono stati costruiti questi quartieri: cioè come quartieri-ghetto. E tutto questo perché no doveva esistere la proprietà, perché le case dovevano essere demaniali, perché andava proprio espropriata l’idea che l’uomo potesse abitare”.

“Quest’idea di fondo è la stessa che riemerge con le patrimoniali, con le case green, con l’idea di tassare chi ha la casa in centro storico. Un altro altro piano edilizio economico e popolare fu opera di Amintore Fanfani: le sue case avevano appartamenti molto piccoli, ma in condomìni molto ridotti e in aree con tanto spazio verde, dove è possibile la privacy delle famiglie e contemporaneamente la spinta alla solidarietà. Le stesse idee di Ilaria Salis, dell’esproprio, dell’occupazione, sono interamente figlie della non cultura o se preferire dell’ideologia che ha prodotto le vele di Scampia e che poi ha prodotto l’agglomerato di camorra e oggi il disastro”.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background