Gli stivali di Israele in Libano sono anche i nostri
Giovanni Sallusti · 1 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, Israele sta mettendo gli stivali sul terreno del Libano, è un’operazione dichiaratamente mirata a rimuovere delle enclave terroriste di Hezbollah che continuano a minacciare i civili israeliani e a coltivare iniziative mirate alla sua distruzione. Ha messo Hamas quasi in condizione di non nuocere, l’ha schiacciata nella parte meridionale di Gaza, ha ucciso il suo capo Ismail Aniyeh mentre era in Iran dai suoi protettori, condanna Yahya Sinwar a un’esistenza da fantasma in fuga e ora si rivolge al fronte nord, cioè Hezbollah, di cui ha appena ucciso lo storico capo Nasrallah. Nel frattempo non sottovaluta neanche le alture del Golan, la minaccia del regime siriano, perché ricordiamoci che Israele è circondato da nemici su quasi tutti i suoi lati.
E qui allora veniamo al punto che spesso viene rimosso o addirittura negato dagli espertoni, dalle analisi interessate, dal mainstream intellettuale che purtroppo in occidente ha questa fascinazione per i tagliagole fin dal 1979: ricordiamo Michel Foucault e tanti intellettuali che vedevano in Khomeini una sorta di liberatore terzomondista e non il barbaro tagliagole islamista che era.
Il punto è che gli stivali sul terreno di Israele sono anche i nostri, noi siamo in una posizione comoda perché li mette Israele per noi, ma quantomeno non dobbiamo dimenticarcene. Il perché lo scrisse Oriana Fallaci: “Sono sionista perché sono donna, europea e occidentale, sono sionista perché non mi piace che sgozzino la gente, che lapidino le donne, che uomini adulti sposino bambine. In definitiva sono sionista perché sono egoista e so che se muore Israele, il nostro migliore e più coraggioso alleato, moriremo anche noi con lui”. Si tratta, in sostanza, di una consapevolezza culturale minima, è sufficiente un vago istinto di sopravvivenza individuale e collettiva in quanto civiltà, per stare con Israele: la sua trincea è anche la nostra contro l’orrore; e anche considerando tutti i limiti, i difetti, gli errori di Israele, da questa consapevolezza non dobbiamo retrocedere.