Elly, l’unica svizzera che non capisce il capitalismo

· 25 Ottobre 2024


Cari ascoltatori, Elly Schlein ha parlato a una tavola rotonda alla Biennale dell’Economia Cooperativa organizzata da Legacoop Bologna, quindi molto in casa sua, e ha rilasciato la seguente sentenza apodittica: “Il capitalismo neoliberista ha fallito da ogni punto di vista e non è che l’aumento vorticoso delle diseguaglianze in questo Paese ne sia un effetto collaterale, è piuttosto una parte di quel modello”. Complimenti a Elly per la sicumera con cui maneggia un discorso sui massimi sistemi economico-filosofici, regalandoci anche una sentenza inappellabile.

Però è strano, perché a noi risultava che a fine Novecento la sentenza della storia fosse stata lievemente diversa, cioè che il “secolo breve” si fosse chiuso con le macerie del Muro di Berlino, cioè con la vittoria, inequivocabile e salvifica, del capitalismo neoliberista contro il totalitarismo sovietico; con le persone, i giovani soprattutto, che festeggiavano per quel crollo. D’altra parte da decenni il Muro veniva saltato solo da est verso ovest… E anche oggi, nel nuovo millennio, la principale economia contemporanea è ancora quella degli Stati Uniti d’America: per quanto intossicati, minacciati dall’ideologia woke, da una forma di anticapitalismo politicamente corretto e da una forma di neosocialismo basato sull’ossessione di minoranze che si dichiarano discriminate, quando c’è da far girare l’economia gli Usa presidiano la propria genesi, quella costruita sulla libertà, anzitutto la libertà d’intrapresa.

Ma anche la seconda economia del mondo, la Cina, ha fatto il balzo che l’ha portata subito dietro il Paese del malvagio capitalismo neoliberista quando ha introdotto una forma di capitalismo, seppur esplicitamente totalitario, che non prevede il libero mercato né le libertà individuali. Ha comunque dovuto deviare dall’ortodossia maoista e del socialismo reale.

E pensate poi alle due Coree, immaginate di guardarle di notte da un aereo: una metà, quella a nord, governata da una strana forma di stalinismo monarchico (peraltro minaccioso) è completamente buia,  non si riconosce alcunché. L’altra metà, illuminata, attiva, perché ci sono libertà e benessere, è la Corea del Sud, Paese improntato al modello del capitalismo neoliberista.

Vogliamo fare un passaggio da Cuba? È di questi giorni la cronaca dell’ennesima crisi del modello cubano: i blackout sono continui, manca il cibo nei supermercati. E non può essere colpa del capitalismo neoliberista, perché Cuba è un Paese comunista dal 1959, dalla rivoluzione castrista. E anche in questo caso si sono sempre visti cubani che si mettevano in mare in direzione Miami, nessun americano che corresse verso il paradiso di Fidel.

Tornando da queste parti, diamo un’occhiata a un Paese con il quale confiniamo, improntato al modello di capitalismo neoliberista, la Confederazione elvetica: se guardiamo i fondamentali svizzeri su tassazione, pressione burocratica, habitat per le imprese, benessere medio della classe media, qualità di vita, partecipazione attiva della cittadinanza, sono tutti superiori agli standard medi dei Paesi europei con una forte venatura socialdemocratica, compreso il nostro.

Eppure Elly Schlein tutte queste cose dovrebbe ricordarle, essendo nata e vissuta proprio in Svizzera. E magari leggere qualche passo di Winston Churchill, per esempio una sua sentenza, questa sì apodittica: il capitalismo è una ingiusta ripartizione della ricchezza, il comunismo invece è un’equa ripartizione della miseria.


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