Ma perché vi stupite se la cavalcata delle stelle dello star system che si sono spese per endorsare la candidata Harris alle urne non ha mosso foglia?
Proviamo un ragionamento. La bacchetta magica del mondo dello spettacolo è la sospensione dell’incredulità, cioè quel carattere semiotico per cui, di fronte a un romanzo o un’altra opera di fantasia, scatta nel lettore o nello spettatore un meccanismo di volontà per cui egli crede che quel che sta capitando nella trama, per quanto inverosimile, sia possibile. Tipo un supereroe che vola di fianco a un aereo, un mago che si trasforma in un opossum. Se queste cose si trovano nel posto giusto, cioè nell’opera d’arte o di intrattenimento, diventano vere.
Non è un concetto fresco, lo ha coniato Samuel Taylor Coleridge nel 1817 nella sua autobiografia “Biographia literaria”, così spiegando una cosa meravigliosa di cui gli esseri umani sono capaci, la fede poetica. Anzi, l’aveva già abbozzato Shakespeare nel prologo dell’Enrico V, un paio di secoli prima.
Ora, il mondo di Hollywood e lo star system in generale sono un ecosistema fondato sulla sospensione dell’incredulità. Le sue stelle sono in grado di generare dipendenze quasi religiose. Vi ricordate ai concerti italiani di Taylor Swift, le/i swifties a frotte? Del tutto incuranti di apparire dementi, erano di una felicità e innocuità da grasso infantile. Va benissimo.
Ma è come Jurassic park: funziona dentro le sue alte recinzioni e solo lì. Tu puoi entrare a visitarlo, non viverci, e le bestie che stanno lì dentro non possono uscire, se no succede un casino.
Secondo passaggio: due gruppi umani costituiti da megalomani violano questa legge. I dem americani, che hanno una smisurata fiducia nel potere della manipolazione, chiamano gli artisti a fare comizi; e gli artisti, che evidentemente si vedono più grandi di quel che sono, ci vanno. Tracontanza e imprudenza. Che cosa succede?
Succede che i portoni di Jurassic Park sono stati aperti e le creature meravigliose, Taylor Swift e gli altri, in mezzo alle strade dove la gente vive e ha i suoi problemi, si sono trovate in un paese straniero: cioè davanti a una folla che l’incredulità non la può sospendere, perché è il territorio del lavoro ingrato, dei bambini che urlano, delle bollette, delle rate. Proprio quello da cui si fugge quando si va a un concerto, o al cinema.
Sulle prime i dinosauri in città suscitano stupore, poi sgomento, poi diventa urgente toglierli di lì al più presto. Con un effetto secondario: quei giganti che amavamo e ci riempivano di gioia si rivelano mostri terrificanti con denti molto più vicini alle nostre terga di quando la nostra incredulità era sospesa.
Quindi George Clooney e la Swift e gli altri, come i dinosauri in città, in una campagna elettorale sono diventati cose strane, perché, mentre noi laviamo i piatti e smadonniamo a compilare un bollettino, ci accorgiamo di colpo che loro sono belli, miliardari, vengono da un empireo intangibile ai mortali. E oltretutto li paghiamo. Noi, nel vestito a paillette che ci eravamo comprati per il concerto, proprio uguale a quello di Taylor, sembriamo anche più tapini.
Ultimo passaggio, giuro: e questi qua vorrebbero insegnare a noi come dobbiamo vivere? Dovremmo votare chi? Ce lo sta dicendo chi? Improvvisamente li detestiamo. La carrozza è tornata zucca e i cavalli sono tornati topi.
Così, conclusione, gli elettori americani, che amano i loro dei a patto che stiano a casa loro, hanno mandato al diavolo i due serragli di megalomani. Con la differenza che le stelle torneranno a brillare nel loro recinto e, grazie alla polverina magica dello spettacolo, tutto ricomincerà come prima; mentre Kamala, Walz, Obama, i dem, non sanno dove andare.
(Ps. per che cosa sta la parola “dem”, ne siamo sicuri?)
Fuga da Jurassic Star: ecco perché non serve la politica per spiegare il disastro della Hollywood dem
Giuseppe Braga · 10 Novembre 2024
Ma perché vi stupite se la cavalcata delle stelle dello star system che si sono spese per endorsare la candidata Harris alle urne non ha mosso foglia?
Proviamo un ragionamento. La bacchetta magica del mondo dello spettacolo è la sospensione dell’incredulità, cioè quel carattere semiotico per cui, di fronte a un romanzo o un’altra opera di fantasia, scatta nel lettore o nello spettatore un meccanismo di volontà per cui egli crede che quel che sta capitando nella trama, per quanto inverosimile, sia possibile. Tipo un supereroe che vola di fianco a un aereo, un mago che si trasforma in un opossum. Se queste cose si trovano nel posto giusto, cioè nell’opera d’arte o di intrattenimento, diventano vere.
Non è un concetto fresco, lo ha coniato Samuel Taylor Coleridge nel 1817 nella sua autobiografia “Biographia literaria”, così spiegando una cosa meravigliosa di cui gli esseri umani sono capaci, la fede poetica. Anzi, l’aveva già abbozzato Shakespeare nel prologo dell’Enrico V, un paio di secoli prima.
Ora, il mondo di Hollywood e lo star system in generale sono un ecosistema fondato sulla sospensione dell’incredulità. Le sue stelle sono in grado di generare dipendenze quasi religiose. Vi ricordate ai concerti italiani di Taylor Swift, le/i swifties a frotte? Del tutto incuranti di apparire dementi, erano di una felicità e innocuità da grasso infantile. Va benissimo.
Ma è come Jurassic park: funziona dentro le sue alte recinzioni e solo lì. Tu puoi entrare a visitarlo, non viverci, e le bestie che stanno lì dentro non possono uscire, se no succede un casino.
Secondo passaggio: due gruppi umani costituiti da megalomani violano questa legge. I dem americani, che hanno una smisurata fiducia nel potere della manipolazione, chiamano gli artisti a fare comizi; e gli artisti, che evidentemente si vedono più grandi di quel che sono, ci vanno. Tracontanza e imprudenza. Che cosa succede?
Succede che i portoni di Jurassic Park sono stati aperti e le creature meravigliose, Taylor Swift e gli altri, in mezzo alle strade dove la gente vive e ha i suoi problemi, si sono trovate in un paese straniero: cioè davanti a una folla che l’incredulità non la può sospendere, perché è il territorio del lavoro ingrato, dei bambini che urlano, delle bollette, delle rate. Proprio quello da cui si fugge quando si va a un concerto, o al cinema.
Sulle prime i dinosauri in città suscitano stupore, poi sgomento, poi diventa urgente toglierli di lì al più presto. Con un effetto secondario: quei giganti che amavamo e ci riempivano di gioia si rivelano mostri terrificanti con denti molto più vicini alle nostre terga di quando la nostra incredulità era sospesa.
Quindi George Clooney e la Swift e gli altri, come i dinosauri in città, in una campagna elettorale sono diventati cose strane, perché, mentre noi laviamo i piatti e smadonniamo a compilare un bollettino, ci accorgiamo di colpo che loro sono belli, miliardari, vengono da un empireo intangibile ai mortali. E oltretutto li paghiamo. Noi, nel vestito a paillette che ci eravamo comprati per il concerto, proprio uguale a quello di Taylor, sembriamo anche più tapini.
Ultimo passaggio, giuro: e questi qua vorrebbero insegnare a noi come dobbiamo vivere? Dovremmo votare chi? Ce lo sta dicendo chi? Improvvisamente li detestiamo. La carrozza è tornata zucca e i cavalli sono tornati topi.
Così, conclusione, gli elettori americani, che amano i loro dei a patto che stiano a casa loro, hanno mandato al diavolo i due serragli di megalomani. Con la differenza che le stelle torneranno a brillare nel loro recinto e, grazie alla polverina magica dello spettacolo, tutto ricomincerà come prima; mentre Kamala, Walz, Obama, i dem, non sanno dove andare.
(Ps. per che cosa sta la parola “dem”, ne siamo sicuri?)
Autore
Giuseppe Braga
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