Trump stana il bluff Ue: per stare al tavolo bisogna pagare

· 13 Febbraio 2025


Cari ascoltatori, un noto aforisma di Henry Kissinger recita: l’Europa è un gigante economico, un nano politico e un verme militare. Tendiamo a credere che da quando questa frase venne pronunciata la situazione sia anche peggiorata: grazie ai suoi istinti masochisti, per esempio il green deal, da un punto di vista economico l’Europa sta vedendo franare intere filiere produttive, per esempio l’automotive in Germania, mentre la Francia è avvitata in una crisi che ha portato i suoi titoli di Stato a livello di quelli greci. Quanto a nano politico e verme militare, lo è sempre stata.

Per questo salta all’occhio la reazione di scomposto turbamento dei finti perbenisti sulla trattativa aperta da Donald Trump con Vladimir Putin per fermare la guerra in Ucraina. Le guerre di Mosca sono sempre nate e hanno prosperato durante presidenze Usa democratiche. Ora una presidenza repubblicana sta provando a fermare Putin ma l’Europa si sente esclusa e questo la sconvolge, salvo poi non aver niente da dare. Per esempio, Romano Prodi su Repubblica ha riproposto la sua ricetta ultradecennale: più Europa, più allargamento dell’Unione, più integrazione e più decisioni calate dall’Unione sul corpo degli Stati, quindi aggravando il masochismo di cui abbiamo detto.

La realtà, e il realismo, vanno in direzione opposta: Donald Trump sta stanando ipocrisie europee insopportabili, lo ha reso chiaro il suo segretario della Difesa Pete Hegseth, che ieri in una conferenza ha ricordato le realtà strategiche che obbligano gli Stati Uniti a concentrarsi sulla competizione nell’Indo-Pacifico e impediscono loro di badare alla sicurezza dell’Europa, la quale dovrebbe anzitutto essere capace di badare a se stessa.

Hegseth in sostanza sta dicendo al mondo libero che la grande sfida per tutti è quella con il Dragone comunista cinese, che può sfidare l’Occidente anche grazie ad anni di abbagli democratici, di quelle amministrazioni che piacciono tanto ai giornaloni col sopracciò, le quali hanno accolto la Cina nel commercio globale sdoganandone la concorrenza sleale; in base a tutto questo la Cina ha accresciuto anche la sua potenza militare.

La seconda cosa che Hegseth ha detto è: per la vostra sicurezza è ora che iniziate a pagare anche voi. L’Europa deve spendere di più per la difesa, il 2% del Pil non è sufficiente, Trump ha chiesto il 5%, “ha avvertito che gli Stati Uniti restano impegnati nella Nato ma non possono tollerare una relazione sbilanciata che incoraggia la dipendenza”, cioè non possono tollerare che gli europei continuino a essere scrocconi che salgono sul bus senza pagare il biglietto. Un’immagine, quella degli scrocconi sul bus, usata precedentemente da Barack Obama, non dai biechi reazionari della tecnodestra.

Salta insomma l’eterna ipocrisia europea per cui sul Vecchio continente ci dedichiamo alla retorica umanitaria, tanto siamo protetti dall’ombrello militare americano, e in più diamo lezioni alle amministrazioni americane quando prendono iniziative geopolitiche. Questo gioco ha fatto l’interesse di Vladimir Putin, e per vent’anni la sua portabandiera è stata Angela Merkel con la “politica del tubo”: se do le chiavi energetiche dell’Europa a Putin e gli compro più gas possibile allora lui starà buono (si è visto).

Gli avvertimenti degli Stati Uniti significano che è ora di prendere atto di una realtà e di provare a tornare un gigante economico, di non essere più un nano politico e un pachiderma burocratico, e che è anche ora di smetterla di essere un verme militare. Trump ha scoperto le carte, per stare al tavolo bisogna metterci delle fiches.


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