Mainstream in tilt: è Rubio a dare le carte della pace
Giovanni Sallusti · 18 Febbraio 2025
Cari ascoltatori, certamente potreste condividere l’isteria della bolla mainstream per la quale a Riad la perfida America di Trump, diventata la reincarnazione del fascismo o peggio, ha svenduto la sicurezza e l’anima occidentale ai suoi burattinai, gli uomini di Vladimir Putin. Ma capirete subito che la verosimiglianza di questa ricostruzione è zero, anche solo perché si infrange quanto s’è visto durante il primo mandato Trump.
Allora, vediamo la cronaca. Partiamo dal segretario di Stato Marco Rubio, il negoziatore americano e occidentale (America e Occidente sono la stessa cosa, il bonapartino Micron e i suoi dovrebbero tenerlo a mente). Rubio è un neo-conservatore, ha radici politiche e biografiche nel Gop dei due Bush e di Ronald Reagan, è una delle ultime espressioni del vecchio establishment repubblicano ma incarna anche il legame della tradizione con la rivoluzione Maga di Trump. A differenza di molti neo-conservatori non è dogmatico, ha preso atto che la postura attuale dell’America è imporre i suoi interessi e quelli del mondo libero con la deterrenza, lavorare per la pace attraverso la forza e non sovraesporre militarmente l’America.
Quindi Rubio è tutt’altro che amico di Putin: ha ben chiaro che il regime di Mosca è un avversario, e soprattutto che la direttrice della politica estera americana, almeno dai tempi di Richard Nixon e Henry Kissinger, è impedire una saldatura tra Russia e Cina, il blocco euroasiatico totalitario alternativo all’America e all’Occidente, anche se rispetto al passato i pesi sono invertiti e adesso la principale minaccia è la Cina.
Rubio ha illustrato i risultati del confronto di oggi: ha detto “nomineremo con la Russia un team di alto livello per negoziare la fine della guerra”, quindi siamo ancora a uno stadio preliminare, ma c’è un passaggio importante: si è sdoganato, la Russia in primis, che l’obiettivo è negoziare per la fine della guerra, cosa che il Cremlino non aveva mai detto chiaramente. La guerra deve finire.
Rubio ha poi detto “anche l’Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati, ma prima di tutto dobbiamo mettere fine a questo conflitto e Trump è l’unico leader al mondo che può riuscirci”. Traducendo: cari amici europei, è ovvio che quando il negoziato entrerà nella sua articolazione concreta sarete al tavolo, però dovete riconoscere che il cambio di paradigma è incarnato da Trump, che ha la potenza della deterrenza americana, la capacità di farla pesare e l’ottica negoziale necessarie per sbloccare la situazione. Quindi risparmiatevi velleitari controvertici alternativi.
La terza dichiarazione di Rubio è un’altra finta ovvietà: “Oggi abbiamo affermato che tutte le parti devono fare concessioni per far finire la guerra e risolvere il conflitto in maniera accettabile per tutti”. Quindi in questa interlocuzione preliminare non s’è vista alcuna resa, nessuna calata di braghe di fronte alla Russia, cosa che sarebbe ridicola già solo per i differenti pesi dei due Paesi. Si è condiviso invece, cosa che la Russia non aveva mai esplicitato prima, che per uscire dal conflitto servono concessioni reciproche: se da un lato implicano possibili rinunce territoriali di Zelensky, dall’altro la Russia dovrà accettare che qualche garanzia per la sicurezza e l’integrità nazionale dell’Ucraina debba esserci.
Queste sono le premesse del gioco, che fino a ieri non c’erano. Adesso scegliete voi se ascoltare il segretario di Stato americano Marco Rubio o il commentatore unico italico…