Marco Bassani: Trump apre un altro secolo americano

· 8 Marzo 2025


A “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti incontra Marco Bassani, docente di storia delle dottrine politiche all’Università Telematica Pegaso ed esperto di Stati Uniti. Con Bassani e Sallusti ragionano del cambio di paradigma globale dato dalle politiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump: il conflitto russo-ucraino, il confronto con la Cina, la confusione dell’Europa.

“Gli europei vogliono sempre interferire, ma anche godere ancora delle enormi agevolazioni che avevano durante la Guerra fredda. Quando si agitano sui dazi, però, si dimenticano alcune cose: un’automobile americana quando arriva in Europa è gravata da dazi pesanti, più l’Iva e il resto, al contrario delle auto europee vendute in Usa, che infatti popolano moltissimo le strade americane. E di auto made in Usa in Europa non se ne vede una. La realtà è che molti dazi trumpiani sono contro-dazi, ma non lo si dice. Se Trump imponesse gli stessi dazi che l’Europa mette sulle merci americane l’Europa scomparirebbe”. 

“La nostra intellighenzia si trova al bar a parlare di America ma ne sa poco o nulla. Ho notato che nelle migliori librerie di Milano ci sono interi scaffali dedicati alla Bulgaria e due o tre libriccini sull’America, sempre degli stessi autori, da Federico Rampini in poi. Ai tempi in cui studiavo, una volta in una biblioteca inglese ho trovato un libro che spiegava la politica americana, e il sottotitolo era dedicato agli inglesi: “Non crediate di capire la politica americana solo perché parlate inglese”. Gli italiani non capiscono neanche la lingua…”.

“Gli ultimi leader europei con una forza politica paragonabile a Trump potevano essere Adenauer, De Gasperi, De Gaulle… Forse la Merkel all’inizio della sua parabola. Oggi il problema dell’Europa è che non esiste, non c’è alcun nessun leader con la statura e l’investitura popolare di Donald Trump”.

“In Europa si vive con l’idea che non si possa fare nulla, per esempio che non si possa fermare l’immigrazione, una follia assoluta. Trump ha dimostrato il contrario: 11 milioni di immigrati sono entrati in Usa nei 4 anni di frontiere colabrodo di Biden, mentre adesso non sta arrivando più nessuno e cominceranno i rimpatrii. È un’autentica rivoluzione per la quale Trump ha ottenuto un mandato popolare enorme”.

“Trump ha scompaginato tutti i ruoli classici della politica americana e ha distrutto i due vecchi partiti: il Partito repubblicano non ha più nulla a che vedere con quello dominato dalla famiglia Bush. La differenza è che Trump ha fato rinascere quella che in America si chiama ‘politica delle grandi questioni’, fondata su sì o no su alcuni temi. Dobbiamo far sì che chiunque possa entrare nel nostro Paese? No, allora si blocca l’immigrazione clandestina. Se ci sono dei clandestini li mandiamo a casa? Si può fare? Si”.

“L’idea fondamentale americana è che ogni generazione aumenterà la ricchezza della generazione precedente, e che il limite sia il cielo. E che non è affatto vero che tutto sia già stato fatto, concetto che invece attanaglia la politica europea. Non è un caso che tutte le imprese innovative vengano dall’America e non dall’Europa, dalla Seconda guerra mondiale in poi”.

“La Groenlandia? Il punto fondamentale non è che gli Stati Uniti stiano violando la sovranità territoriale della Danimarca. Il punto è: la Danimarca è in grado di reggere la pressione cinese? No. Gli Stati Uniti invece sì”.

“Sulla ‘trappola di Tucidide’ posso dire che di assalti al potere costituito da parte di un potere emergente in questo secolo ne abbiamo visti tre: quello della Germania negli anni Trenta, mentre il potere mondiale era già nelle mani degli Stati Uniti ma gli europei non se ne rendevano conto, e infatti si è visto come è andata a finire. Il secondo è stato da parte dell’Unione Sovietica e il 1989 ne ha sancito il fallimento. Il terzo assalto al potere mondiale è stata l’ascesa del Giappone negli anni ’80, quando ci ripetevano che gli Stati Uniti erano spariti dalla carta della ricchezza mondiale perché ormai il Giappone li aveva superati. Ma dalla fine degli anni ’80 Il Giappone è cresciuto alla media dello 0,3% all’anno e non si è più mosso da lì”.

“Sicuramente sarebbe il momento di fare una ‘operazione Nixon all’incontrario’. Allora era più importante l’Unione Sovietica della Cina, e Nixon nel 1972 andò a giocare a ping pong con Mao Zedong, creando una frattura fra Cina e Urss. Oggi la partita è togliere la Russia dalla sfera di influenza cinese. E se Zelensky rimane scontento e dorme male per due notti, pazienza”.

“La leadership esercitata da Trump ha sempre fermato Mosca. Putin gode solo di una “ipnosi di potenza”, la più grande ipnosi della storia, perché effettivamente la Russia non ha gli strumenti di una grande potenza mondiale, ha solo le testate atomiche. È un bene che il popolo ucraino abbia resistito, non farlo sarebbe stato folle, ma adesso deve fare la pace: gli eserciti sono esausti e quello di Putin ha mostrato di essere così raffazzonato che ora non va da nessuna parte, neanche è riuscito ad arrivare a Kiev. Quindi è sballata  l’idea di chi teme un effetto domino, per cui se cade l’Ucraina, poi cade la Polonia, poi Parigi e infine i cosacchi si abbevereranno nel Tevere. La Russia non è in grado di gestire un conflitto in cui dall’altra parte ci sia la tecnologia americana”.

“Gli europei pensano di poter agire come se la Nato non esistesse, o di fare una Nato senza Stati Uniti, che però sono formalmente Il 70% della forza militare Nato e nella realtà sono il 90%. Quella riunione a Londra è stata qualcosa di folle, perché senza gli Stati Uniti l’esercito più potente della Nato è quello turco. Non è affatto chiaro a che gioco stiano giocando…”.

Ecco perché Trump apre un altro secolo americano: “La potenza degli Stati Uniti attualmente non può essere scalfita: dal punto di vista economico da soli fanno circa il 24% del prodotto interno lordo mondiale, per 330 milioni di abitanti, cioè sulla carta gli americani sono ricchi tre volte gli europei e nella realtà molto di più. Le forze militari sono impareggiabili, per ogni dollaro di spesa militare quasi 50 centesimi sono spesi dagli Stati Uniti. Delle prime 500 società mondiali ad alto contenuto tecnologico, 423 sono americane. Le prime 50 società del mondo sono quasi tutte americane, ce n’è qualcuna cinese e due europee, una svizzera e una olandese”.


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