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Al diavolo voi che dell’ignoranza fate vanto e martello, e non sapete (se lo sapete è peggio) che la riforma della giustizia contro cui vi preparate a muovere i carri armati la dovreste volere anche voi. Non solo perché sull’attacco alla democrazia dite balle che in confronto Ulisse sembra Agostino d’Ippona, ma perché davvero la volevate anche voi, e i vostri mentori pure.
Voi non lo sapete, oppure sì, che nel 2001 Giuliano Pisapia (ex Rifondazione, che dieci anni dopo sarà uno sventurato sindaco di Milano e che oggi è nel Pd) e Giovanni Russo Spena presentarono una proposta di legge sulla separazione delle carriere. Ecco un pezzo di motivazione, scritta di pugno: “Ben diverso (dal giudice, ndr) è, e deve essere, il ruolo del pubblico ministero che è una parte processuale e che quindi deve avere una specifica preparazione e professionalità. Riconoscere la sostanziale differenza tra la funzione requirente e quella giudicante equivale – diversamente da quanto alcuni temono – a garantire meglio la magistratura, la sua indipendenza e a prevenire il pericolo che ne sia inficiata la credibilità. Non si può altresì non sottolineare che una più netta separazione funzionale non lede in alcun modo il principio di indipendenza della magistratura inquirente, la quale non è, e non deve passare, alle dipendenze del potere esecutivo”.
Se quel che dicono Pisapia e Spena per voi è comprensibilmente uno scartino a briscola, si può alzare il tiro. Giovanni Falcone, anno 1989: “Comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può più essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l’habitus mentale, le capacità professionali richieste per l’espletamento di compiti così diversi”.
Non vi basta? Giuliano Vassalli, mentre era in corso l’iter di approvazione del codice di procedura penale che porta la sua firma, disse al giornalista Torquil Erikson del ...
Trentacinque anni fa il crollo del comunismo ci coglieva ancora piuttosto giovani e senza dubbio molto ottimisti sul futuro dell’Occidente. Se morivano uno dietro l’altro i regimi comunisti, vi era però una metastasi inarrestabile che si spargeva ovunque. Un coacervo purulento di ideologie – sovietista, maoista, terzomondista (Lenin, Mao e Houari Boumédiène, per semplificare) – investiva in pochi anni tutto il mondo occidentale. Non era l’ideologia idonea per un vero assalto al cielo, né per un qualsivoglia ribaltamento dei rapporti di produzione – e infatti i governi proseguirono imperterriti per la loro strada riassumibile in “più tasse, più debito, più spesa pubblica” – ma era perfettamente adeguata a distruggere il nostro mondo dall’interno. Questa subcultura, che tendeva a mettere in stato di accusa tutta la civiltà occidentale, vedeva un’unica fonte del male: il maschio eterosessuale euro-americano. E attecchiva in tutte le cittadelle del sapere: da Berkeley a Harvard, da Londra alla Sorbona, da Heidelberg a Palermo.
L’Occidente che aveva battuto il comunismo incominciava a odiare se stesso con tutte le sue forze: perlopiù accademiche. I giovani studenti occidentali in poco tempo diventarono come automi, sempre più somiglianti a persone finite nelle grinfie di una setta, satanica o meno, che istigava loro a odiare la propria cultura.
Ed è qui che, solo pochi anni fa, si colloca l’impegno di Charlie Kirk, un giovane cristiano, conservatore, convinto dell’importanza del dialogo e sostenitore del governo limitato, del free speech e del capitalismo: in una parola dell’Occidente. Charlie aveva capito che lo scontro delle idee era cruciale, che l’Occidente stava perdendo le sue forze migliori proprio a causa del lavaggio del cervello in atto nei migliori quartieri accademici. E aveva deciso di dedicare la sua vita a una battaglia culturale per l’anima dell’America proprio nei campus americani, in mezzo a quegli automi morali che dovevano essere risvegliati. Il lavoro di Charlie – che usava certo abbondantemente l’ironia, ma non ha mai mancato di rispetto ...